Non è logicamente necessario
per l’esistenza di un ricordo-credenza
che l’evento ricordato sia accaduto,
e non lo é neppure l’esistenza del passato.
Bertrand Russell
Tracce mnestiche \ Fotografie della memoria dichiarativa
Lo sfruttamento della ‘scoperta’ della fotografia applicato ad un ambito complesso come quello dell’arte, traccia una linea di demarcazione nel mondo della ‘rappresentazione iconografica’ e apre a nuove riflessioni critiche ed estetiche sulla valenza della figurazione. Un argomento di discussione sul ‘fotografico’ potrebbe essere quanto l’approccio al suo linguaggio sia una questione tecnologica oppure culturale. Nel contemporaneo, quando si utilizza il mezzo fotografico per la condivisione di elaborati intellettuali e/o culturali che contemplino il binomio ‘fotografia-memoria’, non si può eludere il bagaglio composto dalle riflessioni, immagini, studi, materiali e tecniche, stratificatosi a partire dall’avvento della riproducibilità tecnica della fotografia ad oggi, bagaglio che si è arricchito e appesantito durante le numerose fasi attraversate dalla fotografia digitale, con la produzione di immagini ibride (analogico-digitali), per non parlare della ricchezza dei nuovi elementi teorici messi in gioco dalla sinergia che ha avuto luogo fra linguaggio ed utilizzo delle nuove tecnologie, moderni devices e piattaforme social.
In questi 180 anni nei quali si è convissuto con le immagini fotografiche, la pratica archivistica, la classificazione, le logiche di salvaguardia e di diffusione del sapere, unite all’estetica, alla coscienza etica e politica applicate al mezzo, hanno coinvolto e messo in gioco oltre al fotografo, inteso come professionista ma anche come semplice produttore di scatti fotografici, la figura dello storico, dell’intellettuale, del militante, dell’artista. Oggi la sedimentazione, con il concetto di ricerca e di serie, sono una prassi nel mondo della cultura e in certi ambiti artistici la fotografia/archivio travalica lo status di accumulo per diventare un dispositivo critico da impiegare per diffondere il sapere, accendere la coscienza critica e politica, ispirare un cambiamento culturale, per attivare e sollecitare la memoria collettiva.
I progetti in mostra, ‘memorie condivise’ ed elaborazioni intorno al tema della fotografia come memoria dichiarativa e/o archiviazione visuale, sono l’espressione di quattro modalità distinte di operare dal punto di vista autoriale e concettuale. Le opere non sono la trascrizione diretta di momenti vissuti, non sono lo scatto fotografico che immortala eventi o cose in tempo reale, sono elaborazioni iconiche o simboliche, risposte intellettuali ad un vissuto, ad un’azione mentale, a desiderata emotivi, metafore ed altro da sé. Oggi le tracce mnestiche degli autori, da cui essi hanno attinto per la realizzazione delle serie fotografiche esposte, entrano a fare parte di quelle di noi spettatori, che in contatto diretto attraverso l’organo della vista con le loro elaborazioni e restituzioni, le incorporiamo a pieno titolo nel nostro bagaglio culturale.
Giovanni Fioccardi \ Se ti perdi nella giungla occhio ai serpenti
L’opera crea un’emozione estetica che convive con una sensazione claustrofobica. In un mondo antropocentrico, dominato dalla millantata propensione per la realtà virtuale, sopravvive una memoria collettiva di saperi agitata dalle esperienze del passato ma indipendentemente dalle nostre competenze, sensibilità, azioni e classificazioni, la natura continua il suo imperterrito cammino: anche se imprigionata e soffocata fisicamente esprime prorompentemente vita e bellezza. La serie è stata realizzata nel 2016 a Ginevra, nel complesso delle Serres de Pregny.
Giovanni Fioccardi
Secondo elemento, dalla serie
Se ti perdi nella giungla occhio ai serpenti, Ginevra - 2016
Silvia Fubini \ Questioni di tempo
Vanitas fotografiche contemporanee costruite con oggetti provenienti dallo svuotamento dell’appartamento dei genitori dell’autrice a seguito della loro dipartita; ricordi sottratti a un ‘glossario/lessico familiare’ privi di una collocazione, astratti e alla ricerca di un luogo, condivisi in still-life, utilizzando la profondità dello spazio vuoto intorno agli oggetti attraverso ‘il potere di creazione oggettuale del primo piano’. Alle cose di famiglia si accostano frammenti di vita vegetale e souvenir che l'autrice ama acquistare per sé. Le fotografie della raccolta iniziata nel 2009, portano per titolo la data del possibile anno in cui l’oggetto più antico della composizione è entrato a fare parte della storia familiare: 1850; 1884; 1920; 1943; 1955; 1963; 1970.
Silvia Fubini
1943, dalla serie
Questioni di tempo, Torino - 2009/2010
Roberto Goffi \ Memoires, sali d'argento e dagherrotipi
Goffi attraverso una stratificazione di pensieri, considerazioni, sintesi, mette in atto un processo di costruzione dell’opera che incorpora il tempo, dall’ideazione alla creazione. In mostra dagherrotipi contemporanei, ex-voto ideali figli della poetica del ready-made: Giglio, Iris, Soffione del tarassaco, Calla, i fiori della memoria del giardino di famiglia, accostati alle stampe argentiche su carte emulsionate a mano, con immagini di rose su un fondo plumbeo, imprigionate in cornici in profilato in ferro e protette da un vetro, sul quale è incisa al laser una delle liriche della raccolta Les Roses di Rainer Maria Rilke. Occorre superare i riflessi, le ombre portate delle cornici e dei caratteri incisi, dedicare tempo anche per la fruizione.
Roberto Goffi
Soffione, dalla serie
Cassetti della memoria, Fubine (Al) - 1/11/2013
Pierluigi Manzone \ Archiviare e Disarchiviare
Le opere Disarchiviazione per un’ecologia dell’immagine autoriale e Ricordi d’epoca moderna, € 2,00 al pezzo, usano la fotografia come ‘memoria artificiale’ a sostegno di quella ‘naturale’. Reperti e tracce di ‘storie individuali’ accostati gli uni agli altri, pagine di una memoria collettiva, in taluni casi un’identità e un immaginario comune.
Sulla sedimentazione di supporti e fotografie vernacolari che attingono alle medesime radici culturali, si insinua il lavoro di riflessione e ricerca che Pierluigi Manzone porta avanti da una ventina d’anni, attraverso la realizzazione di ready-made, azioni artistiche ed elaborazioni dedicate, partendo dalla sua produzione fotografica e dall’accumulo generato dalla sua attività di collezionista di fotografia storica.
Pierluigi Manzone
Untitled, dalla serie
Ricordi di epoca moderna. 2 € al pezzo, Cuneo - 2019